Il Palazzo
Quando fai sta roba tutto quanto è possibile
Ora tutto attorno a me è invisibile
Inizio passo dopo passo a costruire da zero
E non distinguo qual è il mondo per davvero
Un palazzo colorato tutto vuoto
Si riempie piano a piano grazie a quelli del trasloco
Le scatole stracolme stranamente pesan poco
In mezzo impolverato ci intravedi un vecchio gioco
Questo palazzo è alto: conta circa trenta piani
Più sali più è complesso, a terra ha dei tappeti strani
L’ingresso è senza porta, a sorvegliarlo son due cani
Se dovesse entrar qualcuno crolla tutto e ti sputtani
Il posto non ha scale, se la pensi però appare
In posti come questi puoi imparare a immaginare
La gente costruisce, lo fa anche chi istruisce
Ma a fin dei conti vince sempre quello che intuisce
Al piano terra un quadro senza nulla disegnato
Con sotto scritto in grande: “Questo è il disegno del fato”
Lo guardo attentamente, qualcosa metto a fuoco
Il quadro l’ho già visto: è la scatola del gioco
Il gioco è senza dadi, avanzi quando cadi
I piani del palazzo dentro al gioco sono fasi
È come un labirinto ma sei tu che fai il dipinto
E mentre aspetti il turno vedi dove ti sei spinto
Avanzo a malapena, va tutto troppo bene
Mi leggo un libro antico e a accompagnarlo il vino
Viaggio fino a Atene: la storia nelle vene
La storia insegna bene: chi ci crede infine ottiene
Ci vuole osservazione, sensazione, azione e passione
Se vuoi colpire a fondo serve pure precisione
Mica la televisione, scrivi la tua canzone
Tu sei un visionario e hai appena avuto una visione
Mi sveglio al quinto piano, una penna nella mano
Nel gioco puoi far tutto ma l’arrivo non è chiaro
Tu sali delle scale ma forse scendi sotto
Il peso dei pensieri scava a fondo nel profondo
E tutto quanto il piano è un lungo corridoio
Con mai nessuna porta, senza mai nulla di nuovo
Non vedi più l’esterno, ti senti chiuso in gabbia
Ti guardi sotto i piedi e sei finito nella sabbia
Cammini con la sabbia che sprofonda sotto i piedi
Avanzi contro luce: occhi aperti ma non vedi
Usi tutta la forza, avanzi per due ore
E in fondo al corridoio trovi aperto un ascensore
Ci entro e lui si chiude, non devo ordinazioni
Il suo ruolo dentro al gioco è controllar le situazioni
Scavalca dieci piani, mi trova preparato
Mi lascia in una stanza dove io son capottato
Il gioco non si ferma, cammino sul soffitto
A terra vedo un foglio bianco senza nulla scritto
Lo metto nella tasca, si spengono le luci
Ne resta accesa una: quella che produci
Esco dal lucernario e cambia lo scenario
Il vetro tra me e il mondo non mi sembra più un divario
Sistemo la mia roba, respiro di sollievo
Ora vedo il pensiero come il mio mondo in rilievo
Apro una porta a caso con su scritto: sei arrivato
Disegna sopra al foglio tutto quello che hai imparato
Mi guardo in uno specchio, non sembro più lo stesso
Disegno la mia faccia e la ripongo dentro a un cesto
Il gioco è proprio questo: immagina all’interno
Il tempo nel pensiero non esiste perché è eterno
Sei tu che plasmi il tutto a partire da chi sei
Se non capisco fuori nel palazzo capirei