Interviste

Intervista a Stefano Corti

Un pilastro portante

AUTORE: LUCA GIANNETTA29 gennaio 2022

L: Buongiorno Stefano! Saluta I lettori!

S: Hi, my name is why, my name is who, my name is Chika-Chika Stefano!

Piccolo omaggio al grandissimo Marshall, fonte di ispirazione per me.

L: Ha venticinque anni, è del segno del cancro e ha tante varie passioni: lettura, calcio, basket, tennis e musica!

Vuoi consigliare un libro a chi leggerà quest’intervista?

S: Sì dai, ne approfitto per consigliare a chi non l’avesse già letti Il lupo della steppa di Hermane Hesse e 1984 di Orwell.

L: Libri leggeri direi!

Oltre al basket e alla musica tu e Daniele avete in comune un’altra passione, vero?

S: Sì, ci troviamo tante volte per sciogliere i nodi dei nostri pensieri e con una partita a scacchi riusciamo a sentirci meglio. A proposito, se trovate l’Equilibrista in giro chiedete quanto siamo nelle nostre sfide, saremo più o meno 20 a 0!

L: Questa dichiarazione non te la perdonerà!

S: A parte gli scherzi, Gli scacchi sono magia, ti insegnano a fronteggiare il tuo peggior nemico: te stesso. È per questo motivo che gli scacchi sono violenti e molto pericolosi.

L: Sappiamo che hai imparato nel tempo ad apprezzare la filosofia, corretto?

S: Non ho avuto modo di studiarla con degli insegnanti, purtroppo. Leggendo alcuni libri mi sono accorto d quanto possa essere un forte aiuto nell’espressione di sé e nell’apertura mentale.

L: Certo, la filosofia è uno strumento molto valido! Ci sono delle culture o scuole di pensiero che ti hanno colpito particolarmente?

S: La cultura norrena, con la sua mitologia, quella giapponese e la meticolosa disciplina dei grandi guerrieri Samurai. Anche l’età pirata la trovo molto di ispirazione, ci mostra come sarebbe una vera democrazia.

L: Veniamo alla musica! Quali sono i tuoi gusti musicali?

S: Ho ascoltato i più disparati artisti, per lo più rap, anche se ho imparato ad apprezzare un po' tutti i generi. Sono partito con Fibra e Ax, che pian piano ho abbandonato. Sono passato a Eminem, il rapper bianco che ce l’ha fatta, per arrivare a testi poi un po’ più impegnati, come quelli di Cranio Randagio, Caparezza e Rancore.

L: Cosa deve esserci in una canzone perché ti colpisca?

S: Nella musica non ci devono essere solo note, ma anche la possibilità di vivere delle nuove esperienze, la possibilità di intraprendere un percorso: è proprio quello che mi è successo quando ho ascoltato la prima canzone di Dani. È stata una sensazione che avevo già provato con Cranio, ma vederla fatta così, da un mio amico, mi ha suscitato un non so che di magico. È stato un fulmine a ciel sereno. Da quel momento lui produceva testi e io lo ammiravo.

L: È da allora che Stefano, lavoratore già da qualche anno, ha deciso di puntare sul suo amico, corretto?

S: Corretto. Avrei potuto spendere i miei soldi in puttanate come fa la maggior parte dei miei coetanei, ma ho deciso di darmi e dargli una chance per il futuro.

L: In quanti eravate quando avete incominciato?

S: Inizialmente eravamo soltanto in due, ma uno alla volta montarono in barca musicisti, grafici, disegnatori, fotografi, produttori, video-maker, direttori della fotografia e tanta gente aperta da conoscere e con cui fare esperienze nuove.

L: Qual è il vostro obiettivo?

S: Eravamo partiti che il nostro obiettivo era fornire uno strumento alle persone, per aiutare a risvegliare la propria coscienza.

Questo era un traguardo molto ambizioso che abbiamo accantonato, per il momento: chi vuole dormire? Che dorma.

L: E ora che obiettivo avete?

S: Diciamo che anche se esplicitamente non ce lo siamo mai detto, i traguardi potenzialmente sono due ben diversi tra loro:

creare una comunità autosufficiente al di fuori da questo sistema disumanizzante, le cui parole chiave siano libertà e creatività; o prendere un camper e girare, dapprima l’Italia e poi chissà, magari il mondo. Vivere alla giornata senza nessuna sicurezza, vivere di esperienze, incontrare persone e scoprire luoghi nuovi, apprendere nuove culture e nuovi stili di vita. Insomma, semplicemente VIVERE.

L: Sono scelte dure da prendere!

S: La scelta più dura che esista l’ho già presa: supportare Dani! Non è solo difficile, è una vera e propria “Impresa da Dio!

L: Vuoi dire altro a chi leggerà questa intervista?

S: L’unica cosa che posso dire è che il traguardo prima o poi lo raggiungeremo che sia in un modo o nell’altro, e la cosa di cui sono certo è che non mancheranno mai il rispetto e la libertà.

Infine, manco a dirvelo, la musica sarà la nostra migliore amica.

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