Intervista a tre
I significati nascosti
Eccoci qui, amici lettori, per un’appassionata e intrigante intervista a tu per tu con tre personaggi chiave del progetto Equilibrista Instabile:
• Dani - il cantautore;
• Teto – importante mente dietro le quinte;
• Matteo – il regista.
- Ciao Matteo, com’è nata la tua collaborazione con l'Equilibrista?
M: Io e Dani ci conoscevamo dai tempi delle scuole e i nostri interessi si sono intrecciati tra loro, avvicinandoci. Lui era appassionato di musica da quando ricordo, mentre io di cinema. Già dal liceo ci accomunava l’amore per la Filosofia, che in questo momento sto studiando all’università.
Quando Daniele mi ha fatto la proposta, davanti a una birra media in un locale a Cantù, io stavo frequentando l’accademia di cinema a Roma, nel ramo della regia.
Ho accettato con molto entusiasmo la sua offerta!
- Dani, è stato facile convincerlo a far parte del tuo progetto?
D: Teo ha sempre amato farsi desiderare e la prima volta rifiutò la mia proposta! Già sapevo che alla fine avremmo collaborato, che il seme della curiosità sarebbe sbocciato e l’avrebbe riportato da me. La seconda volta che ci siamo visti è bastato leggergli il copione per far si che ritrattasse.
Da quel momento la storia del video si è sviluppata, ha preso volume e sfumature nuove: immaginatevi due ragazzi al tavolo di una birreria che mentre bevono e discutono animatamente, abbozzano idee su un foglio di carta. Eravamo gasati, perché stavamo scoprendo, in quel preciso momento, quello che avrebbe fatto il nostro personaggio.
Siamo riusciti a inserire nel video tanti elementi simbolici che ne hanno rafforzato il significato.
- Quale significato?
D: Il significato è che i social network sono una vera e propria trappola. Infatti sono strutturati per catturare l’attenzione e avvicinarti sempre più all’idea di te.
M: Abbiamo correlato ai vari social media i sette vizi capitali: sono state condotte varie ricerche che spiegano come ogni piattaforma si serva di un vizio capitale per ottenere il successo. Pensateci: Tinder – Lussuria; Instagram – Superbia; YouTube – Accidia; Twitter - Ira; Facebook – Invidia.
D: Abbiamo inserito il vizio dell’ingordigia con una maschera piena di cavi (caricatori di smartphone): riadattato ai giorni d’oggi. Il peccato di Gola, può essere letto come il bisogno di avere la carica sempre piena (al posto della pancia).
M: L’Avarizia invece compare solo alla fine, dopo i titoli di coda, che dovrebbe andare a posarsi sul riflesso del volto dello spettatore.
D: Infatti abbiamo appositamente inserito la scritta al contrario, per evidenziare che si tratta di un riflesso.
I social possono essere intesi come un quadro che ti inghiotte lentamente e che, prima ancora che tu te ne accorga, ti rende parte del dipinto che stai ammirando, esattamente come tutti i personaggi mascherati nella villa.
“È come avere nel palmo un bel quadro, totalmente coperto, che tu scopri un pezzetto alla volta: una porta che poi ti trasporta nel grande deserto”.
T: Il rischio è l’alienazione. Come si vede nell’immagine iniziale: l’apertura del social sul telefono coincide al momento in cui gli abbaglianti della macchina dietro a Daniele si accendono. A questo punto il veicolo si allontana, accompagnando il suo alter ego lontano da lui.
Nel finale, ancora una volta, si percorre un tratto di strada in macchina, allo scopo recuperare la parte di noi che ci è stata sottratta (la nostra presenza, la nostra attenzione).
- La villa quindi cosa rappresenterebbe?
D: La villa è il mondo social, i personaggi mascherati al suo interno sono tutti i nostri alter ego, ormai più animati dei nostri corpi. Infatti solo una maschera è un manichino inanimato, senza vita (un politico di grande spessore nella stanza dell’ira).
M: La scenografia della villa è ispirata al film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrik.
- Quali sono le scene cruciali del video?
M: La scena nella quale l’alter ego di Dani vuole liberare Lisa, con lei che cerca di imporgli la maschera. Poco prima si vedono i followers in ginocchio, nella stanza che rappresenterebbe il suo profilo, in veste di fedeli. Abbiamo scelto di utilizzare gli stessi abiti e le stesse maschere, come se per la ragazza fossero tutti uguali.
D: Nel momento in cui il protagonista raggiunge la ragazza nel suo profilo, le foto che si vedono sullo sfondo sono impostate come sul feed di Instagram: fanno capire che chiunque è una pedina in una scacchiera.
Poco prima che la ragazza accompagni il protagonista all’altare, in parallelo Daniele clicca sul tasto segui del profilo Instagram.
M: La figura del sacerdote richiama l’attenzione di tutti i presenti per una sorta di rituale, in cui il nuovo arrivato riceve la propria maschera.
D: Questo è senza dubbio il punto centrale del video.
- Secondo voi cosa porta le persone ad interfacciarsi con i social media?
T: Le persone si fanno attirare dalle luci che queste piattaforme emanano: belle foto, immagini sempre curate e dipinte a pennello in base alla necessità. Sembra si possa ottenere un successo facile, notorietà e fama. E’ sufficiente riuscire a acchiappare like e visualizzazioni.
M: Chi si addentra nei social ha spesso la sensazione di essere oggetto di sguardi e attenzioni che però alla lunga lo plasmano. Essere visti ci fa sentire importanti ma può anche trascinarci nello sconforto se non riusciamo a raggiungere certi standard.
D: È molto più semplice lavorare sulla nostra immagine che direttamente su noi stessi. A quanto pare piace a tutti apparire e a tal fine vediamo persone di tutte le età mettersi in ridicolo pur di avere un momento di notorietà.
“Abbiamo un corpo intero per vivere il mondo, perché ci intestardiamo ad utilizzare solo un dito?”